In Iran i pasdaran sono divisi in tre parti (e nessuna è viola) A due giorni dal voto in una Teheran in cui non c’è grande piazza senza una mezza dozzina di camionette della polizia, restano solo “sei piccoli indiani” a contendersi la poltrona di Mahmoud Ahmadinejad. Ha abbandonato la corsa il consuocero di Khamenei, Gholam Ali Haddad Adel, e ha rinunciato anche Mohammed Reza Aref, il candidato “riformista” cui la strana coppia composta da Mohammed Khatami e Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, numi tutelari del (fuorviante) “gradualismo democratico”, ha preferito il “moderato” Rouhani. Tatiana Boutourline 12 GIU 2013
Dynasty - Pakistan edition Il perimetro della sua cella nel forte di Attock era lungo trentadue passi. Due volte al giorno, all’alba e al tramonto Mian Muhammad Nawaz Sharif misurava quei confini per scandire le ore nell’antica fortezza Moghul abbarbicata su una collina stretta tra l’Indo e la strada per Peshawar. Condannato a 14 anni di “carcere duro”, imprigionato da un capo dell’esercito da lui stesso nominato – quel generale Pervez Musharraf oggi agli arresti domiciliari e interdetto a vita dai pubblici uffici – irriso dalle guardie e da ex funzionari passati con nonchalance nel campo dei suoi avversari, nel 2000 Sharif era un uomo finito. Nel dicembre di quell’anno la famiglia reale saudita negoziò la sua liberazione. L’ex primo ministro si trasferì a Gedda. Tatiana Boutourline 10 MAG 2013
La relatività delle “red line” Sulla Siria, Teheran fa il verso a Obama con il “piano Suleimani” Teheran fa il verso a Washington e ribadisce che l’uso di armi chimiche è la sua linea rossa e suggerisce di indagare sugli insorti, chiama i “fratelli arabi” a reagire agli strike israeliani e l’Onu a condannare il governo di Gerusalemme. Così mentre ogni giorno si allunga la conta dei morti siriani e sale la temperatura della guerra fredda con Israele – ieri quattro peacekeeper dell’Onu sono stati “rapiti” o “detenuti” sul Golan dai ribelli siriani – a Teheran si ragiona a freddo. In visita in Giordania a pochi giorni dal viaggio di re Abdullah II a Washington, e di quello del ministro degli Esteri giordano a Roma dove incontrerà il segretario di stato americano John Kerry, il capo della diplomazia iraniana Ali Akbar Salehi ha invitato il regime di Damasco a dialogare con l’opposizione allo scopo di formare un governo di transizione. Tatiana Boutourline 07 MAG 2013
In confronto Gaza è niente "Maestà dovremmo clonarla”, disse Barack Obama a re Abdullah II di Giordania durante una cena, nell’estate del 2008. Il sovrano hashemita sorrise e un consigliere sussurrò a un altro: “Quando serve, gli americani possono essere dolci come baklawa”. Non era il primo colloquio tra il senatore democratico e il sovrano hashemita, si erano già incrociati un paio di volte a Capitol Hill, ma quell’incontro fu significativo. Tatiana Boutourline 25 NOV 2012
Sex and ayatollah Se un antropologo marziano arrivasse in Iran allo scopo di carpire l’essenza dell’homo islamicus, un ambasciatore della Repubblica islamica d’Iran gli spiegherebbe che modestia e castità sono virtù imprescindibili per ogni buon rivoluzionario. La difesa della pubblica moralità è il presupposto su cui si fonda la salute sociale e non vi è minaccia più perniciosa all’integrità della nazione di quella rappresentata dal fascino femminile. Non è un caso – sarebbe edotto il marziano – che in farsi una bella donna possa essere descritta con locuzioni come “shahrashob”, una che porta confusione in città, o “fetneh angiz”, colei che porta le calamità. Tatiana Boutourline 10 NOV 2012
La resurrezione della carta Come racconta Ken Auletta sul New Yorker, la carta stampata non è affatto morta e neppure moribonda. La preghiera dell’uomo moderno si è solo spostata – non sappiamo per quanto – in un nuovo santuario. Un Eldorado dove si sente il profumo della carta e le mani si macchiano ancora d’inchiostro, un luogo in cui chi legge è ancora guardato con un misto di ammirazione e soggezione e un mostro a sei teste chiamato Internet non ha ancora falciato profitti e cannibalizzato redazioni. Tatiana Boutourline 15 OTT 2012
Murdoch ha invaso l’Iran Immaginate una serata qualsiasi davanti alla televisione in Iran. Il primo canale segue da dieci giorni la visita dell’Ayatollah Khamenei nella città santa di Qom; il secondo snocciola dati sul progresso economico e nucleare della nazione a dispetto delle perfide trame sioniste e americane; il terzo, fra una lezione di cucina azera e un reportage sulla storica partita di calcio tra Mahmoud Ahmadinejad e il caro alleato Evo Morales, offre finalmente un film d’azione americano. Tatiana Boutourline 06 NOV 2010
Lo chiamavano bocca di rosa E’ opinione largamente condivisa che la diplomazia non sia una delle principali qualità di Mahmoud Ahmadinejad e chi lo ascolta sa che, nei suoi discorsi, la sorpresa è spesso dietro l’angolo. Ma il 2 agosto il presidente si è superato e la platea dapprima scossa da gridolini di stupore e imbarazzo si è infine sciolta in una risata sguaiata e liberatoria. Un’ilarità irresistibile determinata non tanto dal bersaglio dell’ironia di Ahmadinejad – il consueto Grande Satana – quanto dall’espressione scelta dal presidente per schernirlo. Tatiana Boutourline 05 SET 2010
Ahmadinejad: "Siamo in grado di arricchire l'uranio all'80 per cento" Il regime d’Iran piazza telecamere ovunque per riconoscere i rivoltosi dietro gli occhiali In Iran non c’è niente di neutrale. La bomba, l’uranio arricchito al 20 per cento, le sanzioni, l’occidente colpevole e gli anniversari. Il regime crede di poter tirare i fili come vuole. Teheran strilla per bocca di Ali Khamenei e Mahmoud Ahmadinejad e poi, secondo uno dei suoi schemi più rodati, affida una parziale smentita a un suo funzionario, concedendo che l’accordo di Ginevra può ancora essere salvato. Ma a Washington anche l’Amministrazione che più di ogni altra “si è fatta in quattro” per dialogare con l’Iran riconosce che il dialogo non ha dato frutti. Tatiana Boutourline 11 FEB 2010
Che cosa succede se anche un bassiji pensa al mutuo da pagare Prima dei pasdaran e dei bassiji a infastidire le ragazze iraniane ci pensava il laat. Bullo di quartiere con molto tempo tra le mani, il laat più che tormentare – come i suoi ben più sinistri successori – infastidiva come un qualsiasi supermacho con un’alta opinione di sé. Fiero di essere un figlio della strada in tempi in cui tutti aspiravano ad aggiungere un “Doktor-Professor” prima del nome, il laat dominava la piazza o la borgata con un misto di arroganza ed equanimità. Tatiana Boutourline 09 GEN 2010